Gelato: meglio alla frutta o alla crema?

Nei giorni caldi dell’estate, ma non solo, siamo golosamente invitati a goderci un buon gelato.

Così ci troviamo a desiderare ardentemente una stracciatella, ma il senso di colpa nei confronti dei sacrifici fatti per mesi in palestra fanno propendere la scelta verso il gelato alla frutta, i cui colori anticipano già la freschezza del suo sciogliersi sulla lingua. In verità il vero nome del gelato alla frutta è sorbetto e tutti sappiamo che è il meno calorico.

Quindi, con la nostra scelta, abbiamo soddisfatto la voglia, messo al sicuro la linea e in pace la coscienza. Ne siamo proprio sicuri?

Il gelato alla frutta contiene zuccheri in quantità da non rappresentare proprio l’ideale per chi soffre di iperglicemia. Chi ne soffre sa che dovrebbe evitarlo. E chi ha la glicemia a posto?

 

La spiaggia di Ca’ Savio (Venezia)

 

Voglia di cibo rinfrescante, voglia di gelato alla frutta

Mettiamo che siamo al mare, la giornata è afosa da toglier la fame e abbiamo saltato il pranzo, un po’ perché in queste condizioni è costato poco sforzo, un po’ per volontà. Passata indenne l’ora di pranzo ecco che intorno alle 15, magari dopo una nuotata e la passeggiata di rito, avvertiamo un certo languorino, quella sensazione di “vuoto allo stomaco” che tutti conosciamo.

Due passi verso il chiosco e ordiniamo una bella coppa di gelato al limone  – più precisamente – un sorbetto al limone, giustificati da un “Che sarà mai? Dopotutto non ho mangiato nulla…

 

L’indice glicemico non va in vacanza

Il sorbetto alla frutta è ricco di zuccheri di facile assorbimento e, soprattutto se siamo a digiuno dal mattino, è inevitabile che ci porti ad un brusco innalzamento della glicemia. Ci godiamo lo stato di wellness, rinfrescati e appagati e pure senza troppi sensi di colpa, visto che – alla fine – abbiamo assunto una quantità di calorie complessivamente inferiori ad un normale pasto.

Ma cosa succede ora?

Passato il momento paradisiaco, proprio ora che ci siamo “tirati su”, il nostro metabolismo inizia il suo lavoro: entra subito in gioco l’insulina, noto ormone che ha il compito di portare via tutto quello zucchero che nel sangue non può circolare. L’effetto è quello di ritrovarci nel giro di poco tempo a secco di glucosio che ci fa sentire nuovamente giù di corda e che provoca sensazione di spossatezza con conseguente stimolo della fame.

La nostra mente ricerca altrove le cause di questi sintomi: resistiamo con fierezza a quel senso di fiacca e sopportiamo un leggero cerchio alla testa (“mah, sarà il caldo…”), sudiamo profondamente (“fa davvero tanto caldo oggi!”), avvertiamo sonnolenza (“maledette zanzare, non mi hanno fatto dormire la notte scorsa!”).

 

Oltre alla linea c’è molto di più in gioco!

Tra le 17 e le 18, ora di maggiore attività del pancreas, non ci vediamo più dalla fame. E siccome ci teniamo alla linea e non vogliamo certo fare un pasto a quest’ora, a questo punto generalmente intravvediamo due soluzioni: o ricorriamo ad un eccitante (caffè, tè, energy-drink, sigaretta…) oppure ad altro zucchero (merendina, crackers, succo di frutta, altro sorbettino…).

Siamo convinti che ricorrere a cibi facili, immediati e/o confezionati in forma di snack, sia la giusta soluzione per tirare avanti fino all’ora di cena.

Peccato che così facendo stiamo abituando il nostro organismo al gusto del dolce. In questo modo si innesca facilmente un circolo vizioso, un meccanismo doppiamente subdolo perché da un lato gratifica psicologicamente e fisicamente infondendo un fuorviante senso di calma e benessere che siamo inconsciamente portati a ricercare ogni qual volta non si sentiamo “a posto” inducendo dipendenza agli zuccheri; d’altro lato crea assuefazione agli zuccheri e altera pure la nostra percezione del vero gusto dei cibi.

 

Un buon gelato vale di più

Facciamo un passo indietro, come nel film Sliding Doors. Rimettiamo l’orologio alle 15 e, invece del sorbetto, scegliamo di prendere un vero gelato.

A differenza di un sorbetto, che è fatto solo di frutta, acqua e zuccheri (comunque senza parte grassa), il gelato contiene anche latte o panna o, più spesso, latte e panna assieme. Se è un gelato alla crema, alla prima miscela vengono aggiunte anche le uova.

Il gelato è chiaramente più calorico rispetto al sorbetto, ma proprio per il suo contenuto proteico e lipidico, riduce l’assorbimento degli zuccheri e sazia maggiormente.

Il vero gelato è più completo da un punta di vista nutrizionale (sebbene sbilanciato nell’apporto glicidico), ma se lo abbiniamo ad un piatto di verdura, può saltuariamente diventare il sostituto di un pranzo estivo, davvero comodo quando siamo al mare.

 

Il ritorno del cuore di panna

La scelta deve cadere su un gelato di qualità, artigianale e fatto con buoni ingredienti, dove la panna non sia stata sostituita da latte in polvere e grassi vegetali, spesso idrogenati. Molto meglio un contenuto di vera panna, come quella reclamizzata nel famoso spot pubblicitario.

E il sorbetto? Non dobbiamo proprio mangiarlo?

No, tranquilli, certo che si può, ma dipende dal contesto: ad esempio un (piccolo) sorbetto alla frutta può costituire il dessert di una cena proteica, meglio se a base di pesce e verdure (piuttosto che di carne).

Concludo con qualche immagine proveniente dalla mia cucina: ora, quale sceglieresti?

 

Gelato all’uva fragola: il mio cuore di panna home made

 

Gelato e sorbetto di uva fragola
Gelato e sorbetto di uva fragola

 

Fatti a casa: sorbettoni di uva fragola in stecco… una vera delizia!