Definire lo yoga è davvero cosa ardua.
Se lo chiediamo ad un bambino, la cui mente è libera da condizionamenti e la fantasia è senza limiti, ci darà una serie di risposte:
- è una ginnastica
- è quella cosa che fa la mamma per dimagrire
- è una preghiera
- è quando fai “ooommmmm” (aum)
- è quando ti metti i piedi in testa
- è quando siedi con le gambe incrociate
Fanno sorridere queste definizioni che però, nella loro semplice essenzialità, non si discostano poi così tanto dalla realtà.
Dentro alla parola Yoga ci sta realmente un mondo, che ogni scuola occidentale ha classificato, incasellato, etichettato per potersi distinguere una dall’altra e proporre il proprio modo o metodo di intendere lo yoga.
Lo yoga è una delle 6 scuole della filosofia induista (darśhana) che si sono sviluppate nel corso di migliaia di anni e promuovono il benessere fisico, mentale, morale e spirituale nel suo insieme.
Qualunque libro sull’ “argomento yoga” pubblicato al giorno d’oggi, in fondo, è una divulgazione di portare all’attenzione e alla comprensione del mondo occidentale il significato di quel primo e unico pensiero esposto negli Yoga Sutra. Quest’opera in versi, in sanscrito, contiene 185 aforismi che si fanno risalire al filosofo Patanjali vissuto nel II secolo a.C., la cui ultima stesura si presume risalire fra il V e VI secolo d.C.
Anche la radice sanscrita Yug da cui la parola yoga deriva ha diversi significati: unire, legare assieme, concentrare l’attenzione, soggiogare, applicare. Di tutti questi significati, tradizionalmente lo yoga viene associato a unione di corpo, mente e spirito, unione di ogni yogin (praticante) agli altri yogin, unione di ogni yogin con l’Universo.
Posto che l’unione della mente con l’universo è il fine cui tendere, negli Yoga Sutra ci vengono indicati i metodi per raggiungerlo, ovvero attraverso 8 stadi (anga), detti anche rami dello yoga:
- Yama – comandamenti morali universali;
- Niyama – l’autopurificazione con la disciplina;
- Asana – il controllo del corpo attraverso le posizioni
- Pranayama – il controllo del respiro
- Pratyahara – il controllo della mente dal dominio dei sensi
- Dharana – la concentrazione
- Dhyana – la meditazione
- Samadhi – lo stato più elevato e supercosciente che conduce all’unione con l’universo.
La società occidentale non ha acquisito gli aspetti religiosi delle pratiche induiste, tuttavia ha largamente accettato e diffuso pratiche come la meditazione (dhyana), il controllo del respiro (pranayama) e le posizioni (asana), perché più vicini alla nostra cultura, riconoscendone i grandi benefici.
Lo yoga è dunque una disciplina spirituale più che religiosa, termini che spesso vengono confusi come sinonimi, e perciò è un percorso di crescita personale, una sorta di psicoterapia che mette la persona nella condizione di pensare, di interiorizzare, comprendere e di cambiare per migliorare e quindi stare bene. Per raggiungere tutto ciò lo yoga utilizza la metafora rappresentata dall’asana.
Ognuno di noi deve essere libero di approcciare lo yoga nel modo in cui sente in quel momento.
Vuoi essere più flessibile? Vuoi diminuire il mal di schiena? Vuoi rendere la muscolatura più forte e tonica? Desideri staccare la spina dalla frenesia del lavoro? Vuoi trovare pace interiore e fermezza mentale?
Benissimo, l’importante è praticare.
Il resto lo fa lo yoga… che non è altro che un viaggio dentro sé stessi.