Chi nasce tondo può morire quadrato

La genetica come via del benessere

L’essere umano, così come tutte le specie animali, è governato dall’istinto di sopravvivenza. Nella parte limbica del nostro cervello sono impressi millenni di esperienze legate al ritmo della natura, scandite dalle attività circadiane, correlate al lavoro fisico, alla vita all’aria aperta, all’alternarsi di sonno e veglia in base a giorno e notte.

Più l’uomo moderno si discosta da questa impostazione di vita primordiale, più si allontana da questo equilibrio.

Pur essendo vero che l’uomo possiede grande capacità adattiva, è altrettanto vero che il suo DNA si modifica molto lentamente, tant’è che il nostro è praticamente immutato da oltre 100.000 anni: fisiologicamente siamo del tutto simili ai primi homo sapiens perché il lentissimo processo evolutivo non ha trasformato la nostra biologia e – nonostante siano passati mille secoli – siamo ancora legati alle crude leggi della Natura.

Anche se oggi viviamo nei grattacieli, dobbiamo tenere presente che fino a qualche millennio fa (che dal punto di vista biologico è come fosse ieri) l’essere umano era costretto a mantenere una buona forma fisica perché da essa dipendeva la sua sopravvivenza e quella della sua famiglia. Bisognava essere performanti al fine di procurarsi cibo, affrontare pericoli, combattere, sfidare le intemperie e, non ultimo, essere in grado di riprodursi.

Tutte queste attività richiedono robustezza, agilità, muscoli forti e un sistema cardiovascolare ben funzionante: questione di vita o di morte.

 

Il progresso ci rende primitivi civilizzati

Nei secoli la civiltà umana si è evoluta, i processi mentali si sono affinati e l’essere umano ha fatto progressi sorprendenti. Grazie all’ingegno l’homo sapiens sapiens ha fatto in modo di non dover più rischiare quotidianamente la vita  per mettersi in sicurezza dai pericoli primordiali, ma è solo da circa un secolo che è riuscito ad affrancarsi dalla fatica fisica per creare e mantenere il proprio benessere. Fino ad allora la maggior parte delle attività lavorative richiedeva ancora un grande impegno muscolare.
Dall’avvento delle macchine in poi – fino ai giorni nostri – l’uomo della civiltà industriale ha avuto sempre meno necessità di forma fisica per sopravvivere.

 

 

Come abbiamo visto però, l’uomo è – e sarà ancora per molto tempo – un “animale” dal punto di vista biologico. La nostra fisiologia è ancora quella del primitivo, pronto a cacciare per sfamarsi, ad arrampicarsi sugli alberi, a nuotare per attraversare un fiume, a difendersi dagli animali pericolosi o a scappare a gambe levate da essi.

Questo animale ha tuttora necessità di dormire di notte e muoversi di giorno, il suo corpo abbisogna del giusto equilibrio tra massa magra e grassa, deve riuscire ad attrarre l’altro sesso per garantire la continuità della specie. Il suo metabolismo richiede cibo il meno manipolato possibile.

La nostra fisiologia ha ancora le stesse identiche esigenze, perché è così che millenni di evoluzione ci hanno portato ad essere: il nostro ben-essere, la nostra salute, dipendono da quanto ci muoviamo e da cosa mangiamo.

Se questa è la teoria, perchè in pratica agiamo all’opposto? Qualcosa è successo.

 

Replicazioni comportamentali dannose

Come mai molte persone associano la sedentarietà e l’essere un po’ cicciottelli a segni di conquistato status sociale, mentre magrezza e attività fisica sono visti negativamente?

Possiamo spiegare questo fenomeno come una reazione avversa a periodi di privazioni come quelli subìti a causa delle due Grandi Guerre mondiali, reazioni comportamentali che si sono replicate per alcune generazioni, al punto da essere oggi diventate pensiero consolidato in molte culture.

Si è consolidato un modello capitalistico spregiudicato che negli ultimi decenni ha imposto un radicale cambiamento sociale, nel quale – tra le altre cose – la famiglia ha perso il suo ruolo di centro attorno al quale gira la vita quotidiana. Individualismo, scalata sociale, accaparramento di beni e accumulo di denaro sono diventati gli obiettivi della società moderna, luogo in cui “se non hai, non sei nessuno“.  E quindi anche un abbondante girovita è divenuto segno distintivo di benessere, perchè “se ce l’hai vuol dire che non ti manca nulla“.

Dal dopoguerra in poi si sono imposti questi modelli, i quali  – più che favorire la ricerca di un sano vigore tramite la conduzione di una vita equilibrata, più che la radicale soluzione di problemi salutari mediante un cambiamento di stile di vita – ci propongono di aggirare l’ostacolo, di allontanarci dal disagio, spesso negandolo o nascondendolo sotto una facciata di copertura.
O – peggio – fornendo giustificazioni e palliativi, anche farmacologici.

Per non parlare di cibi presunti miracolosi – o semplicemente salutistici – la cui assunzione dovrebbe proteggerci dai malanni causati dal diffuso consumo di cibi spazzatura.

Ma come è possibile che il sapiens sapiens si faccia influenzare così ingenuamente da visioni sociali e modelli comportamentali che sono palesemente dannosi alla sua salute e quindi al suo benessere?

Negli ultimi decenni le Istituzioni deputate alla tutela della salute stanno facendo un enorme sforzo comunicativo sulla prevenzione,  promuovendo stili di vita più consoni alle esigenze dell’animale-uomo. Purtroppo questo sforzo non ha prodotto ancora sufficiente consapevolezza collettiva: lo sappiamo bene, è difficile cambiare comportamenti oramai radicati.

Ecco che quando qualcosa comincia a non funzionare, è molto più semplice ricorrere a quella pastiglietta che tiene tutto sotto controllo piuttosto che rinunciare a malsane abitudini indotte da stereotipi sociali aberranti.

E’ più facile e comodo curare e perseverare nella malattia piuttosto che condurre una vita equilibrata e quindi prevenire e mantenersi in salute.


Se la tua barca avesse una falla e stesse affondando, ripareresti la falla o compreresti una pompa per buttare fuori l’acqua che entra?

 

Chi nasce tondo può morire quadrato

Possiamo quindi invertire questa tendenza all’autolesionismo che le passate generazioni ci hanno lasciato in eredità ed evitare di fare lo stesso con i nostri figli?

Decisamente SI. Chi nasce tondo può morire quadrato! È una questione di genetica!

C’è il modo per risvegliare la consapevolezza collettiva e sfuggire a questi imprinting mentali partendo innanzitutto dalla consapevolezza individuale.

Miss Metodo: la Fata Turchina

 

Tutti abbiamo la nostra Fata che con la sua bacchetta può compiere la magia e trasformarci. Questa maga, nel ventunesimo secolo, ha riposto l’abito lungo e il fioccone rosa, non si fa più chiamare Turchina ma si presenta con il nome di Metodo.

A volte è sufficiente guardare le cose da un punto di vista leggermente discostato per vedere ciò che prima non si riusciva a cogliere. E’ come quando devi risolvere un problema e stai lì ad accaponirti una giornata intera per venirne fuori, senza successo. Poi esci a fare una passeggiata, ti distrai e non ci pensi più, fino a quando torni a casa e scopri che la soluzione era tutto sommato molto semplice e che ce l’avevi sotto gli occhi. Bastava guardare le cose in modo diverso.

Vedere le cose da un punto diverso è il Primo Passo, ma è il più importante in quanto significa che siamo già in Cammino e che siamo Pronti.

Anche se la strada è lunga e a volte in salita, col giusto ritmo possiamo arrivare ovunque.

Piccoli passi semplici ed efficaci per tornare alla nostra biologia, alla nostra natura di animali-umani, per ripulirci dagli errori dell’ultimo secolo e farci (re)agire come 1000 secoli di evoluzione ci hanno progettato per vivere.

 

Se ho stimolato il tuo interesse e vuoi saperne di più, contattami.